venerdì 30 gennaio 2009

Shozo Shimamoto: 13/11/08-08/03/2009 (evento)

Cari lettori del blog,
buongiorno!

Vorrei condividere con voi questa bellissima frase scoperta preparando questo post: “Un colore senza materia non esiste. La bellezza della materia deve sopravvivere anche alla forzatura del pennello. Solo attraverso screpolature ed erosioni o magari una mutazione di colore sopravvenuta inaspettatamente possiamo scoprire la bellezza intrinseca nelle sostanze coloranti... Io credo che la prima cosa da fare sia liberare il colore dal pennello... Se in procinto di creare non si getta via il pennello non c'è speranza di emancipare le tinte. Senza pennello le sostanze coloranti prenderanno vita per la prima volta. Al posto del pennello si potrebbe usare con profitto qualsivoglia strumento”.

L’artista che ha pronunciato queste parole è Shozo Shimamoto, e l’esposizione di cui vi scriverò si intitola:

Shozo Shimamoto – Samurai, acrobata dello sguardo 1950-2008

La mostra è una retrospettiva di questo artista nipponico che si propone di documentare il percorso artistico del maestro dalle prime opere fino a quelle più recenti realizzate per l’ultima Biennale di Venezia e alle performance di Napoli e Capri dello scorso maggio.
Sarà possibile visitarla fino all’8 marzo 2009 a Genova presso il Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce.
Nato a Osaka nel 1928, Shimamoto è uno dei maggiori esponenti e co-fondadore del movimento artistico Gutai, formatosi nel 1954 nella regione Kansai, in Giappone.
Il nome del movimento in giapponese significa “Associazione dell’arte concreta” ed è stata fondata con lo scopo di liberare l’arte dalle convenzioni e dal peso della tradizione, sia Orientale sia Occidentale. La loro attività artistica è rivolta alla ricerca dell’espressività intrinseca del colore, inteso come materia, il quale non deve più essere guidato dalla gestualità del pennello, ma deve essere lasciato libero di manifestarsi nella sua corporeità.
La frase che vi ho riportato all’inizio è tratta dal testo programmatico che Shozo Shimamoto scrisse nel 1957, ed è diventato, con il tempo, la cifra distintiva della sua poetica: la continua riflessione e sperimentazione sul linguaggio artistico e sulla materia che è luce, energia, colore.
Per “liberare il colore dal pennello” gli artisti del gruppo Gutai lo sostituiscono con strumenti che, in vario modo, riescono a esaltare le sue caratteristiche come: mani, piedi, pattini, giocattoli, annaffiatoi, cannoni. L’arte diventa Azione, Evento Performance e l’artista diventa spettatore del rivelarsi della materia colore; colore che viene lanciato “sulla tela” mediante armi da fuoco, gru, elicotteri, o impressionato su di essa tramite il proprio corpo.
Le opere di Shimamoto sono testimoni della sua continua esigenza di sperimentazione che si traduce nell’adoperare varie tecniche, nel cambiare supporti e dimensioni.
L’artista, accanto alla sua attività creativa, si è impegnato in maniera particolare per l’affermazione e la difesa della pace. La sua produzione pittorica vuole essere anche un modo per stimolare energie vitali in grado di sostenere un sentire pacifista; per questo nel 1996 è stato candidato al Premio Nobel per la Pace.
Ed infine una breve descrizione della mostra che Genova ospiterà ancora per un paio di mesi:

Il percorso, suddiviso in decenni, prende avvio dalle opere risalenti ai primi anni '50: a quell'epoca Shimamoto è allievo del Maestro Jiro Yoshihara che lo spinge a sperimentare nuovi linguaggi e a cercare nuove forme d'espressione. Nascono, quasi per caso, i primi lavori, i buchi, realizzati facendo agire i pigmenti di colore su diversi strati di carta di giornale sovrapposti. I buchi di Shimamoto risalgono al 1950, ovvero sono anticipatori delle illustri creazioni di Lucio Fontana. Questa rivelazione comporta un rinnovato interesse da parte della critica americana nei confronti dell'artista giapponese, che viene così inserito nelle maggiori enciclopedie e nei manuali di storia dell'arte. Inoltre Il buco che infrange lo schermo della superficie è il risultato del contatto fisico tra artista, superficie e colore; la traccia di quel contatto, l’esito di un’azione, non una scelta di tipo mentale, come nel caso di Fontana. All'interno della stessa sezione dedicata ai lavori anni'40 e '50 sono presenti anche le opere Gutai di action painting e ambientale. A rappresentare quest'ultima tipologia è la ricostruzione eseguita dall'artista dell'installazione intitolata “Prego, camminate qui sopra”. L'originale era stata costruita per la “Seconda Esposizione Gutai all'aperto del 1955, tenutasi nel parco della città di Ashiya. Il camminamento, che rientrava all'interno di un progetto collettivo di intervento creativo su di uno spazio fisico, coinvolgeva direttamente lo spettatore, che era invitato a percorrere l'opera e a relazionarsi con essa. A completare questa sezione, fotografie d'epoca e video storici documentano le mostre e le prime iniziative Gutai.
La Seconda sezione prende in considerazione gli anni Sessanta. L'arrivo del critico francese Michel Tapié in Giappone nel 1957, accompagnato da Georges Mathieu, cambia le sorti del Gruppo Gutai e dello stesso Shimamoto: l'assimilazione dell'espressione artistica Gutai all'Informale, che veicola il suo linguaggio verso un pittoricismo sempre meno caratterizzato da forme oggettuali e processuali, viene compensata dall'azione di promozione internazionale con cui il critico porta il gruppo fuori dal Giappone. I quadri e le tele di Shimamoto, così come quelle di tutti i componenti del Gutai, pur conquistando le sale espositive europee e americane, non rinunciano all'azione, che diventa il fulcro della realizzazione pittorica. Le opere sono frutto di una performance, di un'azione, di un nuovo tipo di tecnica, che risale al 1956 e che consiste nel lanciare con violenza e senza alcun tipo di filtro mentale e intellettuale le sostanze coloranti all'interno di bottiglie contro la tela (bottle crash).
Gli anni Settanta e Ottanta prevedono l'esposizione di serigrafie realizzate nell'ambito del progetto Mail Art. A documentare questa fase dell'artista, fotografie delle sue azioni e performances con il gruppo AU (Union Artist).
Gli anni Novanta sono rappresentati dai Bottle Crash, opere eseguite utilizzando la tecnica da lui stesso inventata nel lontano 1956.
L'ultima sezione documenta gli anni più recenti della sua espressione artistica: Shimamoto crea le sue tele esclusivamente durante eventi-performance nei quali lo spazio (piazza urbana, monumenti pubblici, musei e gallerie) il pubblico, i performer, gli strumenti e gli oggetti utilizzati per il lancio del colore costituiscono una sempre nuova e imprevedibile relazione. Le opere saranno quindi accompagnate da una ricca documentazione fotografica delle perfomance che assume, negli anni più recenti, un ruolo centrale a discapito dell'esito pittorico. L'elemento sonoro, fondamentale nella realizzazione delle performance, sarà presente a completare l'allestimento, ricreando la spettacolarità, la processualità e la teatralizzazione delle sue operazioni artistiche.
Nel 1998 viene scelto come uno dei quattro più grandi artisti del mondo del dopoguerra assieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, per un'esposizione al MOCA di Los Angeles.
Le sue opere si trovano nei maggiori musei del mondo, tra cui Tate Gallery, Centre Pompidou, Galleria di Arte Moderna di Roma, Art Museum di Berna, Galleria d'arte Moderna di Venezia e in quasi tutti i musei giapponesi.

In sintesi:
Shozo Shimamoto – Samurai, acrobata dello sguardo 1950-2008

Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
Via Jacopo Ruffini 3
16128 Genova

Dal 13 Novembre 2008 fino all'8 Marzo 2009

Orario:
Da martedì a venerdì ore 9.00 – 18.00
sabato e domenica ore 10.00 – 18.00
Lunedì chiuso
(gli orari possono variare, verificare sempre per telefono)

Per informazioni:
Telefono: (+39)010 585772
Telefono: (+39) 010 580069
Fax: (+39)010 532482
Email: museocroce@comune.genova.it
Sito Web: www.museovillacroce.it
Sito Web: www.shimamotogenova.org
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia.
じゃあね

Michela

martedì 27 gennaio 2009

Yasumasa Morimura: 22/11/08-21/02/09 (evento)

Buongiorno a tutti!
Se avete un po’ di tempo durante questo fine settimana e non siete molto distanti da Verona, vi consiglio la mostra di un importante artista nipponico: Yasumasa Morimura.
Scopriamo insieme di cosa si tratta:

Yasumasa Morimura: un artista, tante personalità

Dal 22 Novembre 2008 al 21 Febbraio 2009 presso Byblos Art Gallery di Verona sarà possibile ammirare alcuni capolavori di Yasumasa Morimura tratti dalle sue serie più famose: “Actresses” e “Requiem for the XX century”. La galleria diverrà quasi un teatro in cui il protagonista camaleonticamente si maschera giocando con se stesso e con i personaggi rappresentativi dell’immaginario collettivo occidentale.
La mostra è curata da Filippo Maggia e non è un caso che sia ospitata da Byblos Art Gallery, nata sia con il proposito di dare spazio a progetti di alto valore culturale che privilegino tecniche espressive dell’avanguardia internazionale ma soprattutto con l’intento di promuovere l’amore e la passione per l’arte divenendo centro di incontri e scambio di idee tra artisti e personalità del settore pubblico.
Concentriamoci ora su questo importante artista nipponico soffermandoci su una sua affermazione: “L’arte è sostanzialmente spettacolo. Anche Michelangelo e Leonardo erano intrattenitori… Io non dipingo sulla tela, dipingo sulla mia faccia”.
Attraverso il mezzo della fotografia, eletto a suo strumento espressivo, Morimura affronta i temi dell’autoritratto e del travestimento, arte, quest’ultima, che ha radici di lunga data nella tradizione culturale giapponese.
L’artista, che in questo caso potremo anche definire “attore”, prova a “uscire da se stesso” per divenire “l’altro”, mettendo in discussione il mondo attuale in cui si pretende che i confini maschile e femminile, Oriente e Occidente siano netti e solidi.
Le sue opere sono ricche di contrasti: irriverenti, ironiche e giocose da una parte, estremamente serie e tragiche dall’altra; fedeli all’originale, raffinate, curate sin dai dettagli da una parte, artificiose e rivisitate attraverso l’immaginazione creativa dall’altra. I suoi soggetti sono personaggi depositati nell’immaginario collettivo, icone e miti delle ideologie occidentali come: Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Frida Kahlo, Mao Tse-Tung, Che Guevara, Adolf Hitler, Charlie Chaplin, Albert Einstein.
L’artista non si identifica ma ripropone se stesso nell’altro, come in una sorta di compenetrazione di identità.
Nato ad Osaka nel 1951, appartiene a quella generazione di artisti giapponesi cresciuti in un paese sconfitto, che vuole aprire le sue porte al liberismo economico e alla conseguente acquisizione di modelli occidentali, nuovi e inconsueti.
Affascinato dalle trasformazioni sociali, politiche e culturali dovute alla penetrazione del capitalismo diventa interprete, nell’ambito dell’arte, di queste alterazioni, le incamera e ispirandosi ad esse costruisce le sue opere. Rivisita miti e icone occidentali e mondiali presentandoli in chiave nipponica.
Il suo non voler, mediante il trucco, modificare i propri tratti somatici per renderli simili a quelli del modello, risponde al preciso intento di dimostrare il proprio radicamento alla patria.
Nella sua produzione vengono affrontate tematiche molto attuali, problematiche sulla “moralità” sessuale, sulla razza, sull’umanità, sulla religione e la politica, sempre attraverso una sottile ironia.

In sintesi:
Yasumasa Morimura

Galleria: Byblos Art Gallery
Corso Cavour, 25/27
37121 Verona
mappa

Dal 22 Novembre 2008 al 21 Febbraio 2009

Orario:
dal martedì al sabato
10.00/13.00 – 14.30/19.30

Per informazioni:
Telefono: (+39) 045 8030985
Email: info@byblosartgallery.it
Internet: www.byblosartgallery.it
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia
じゃあね

Michela

giovedì 15 gennaio 2009

Hidetoshi Nagasawa - Albero di farfalle: 20/11/08-18/01/09 (evento)

おはようございます。
Oggi ricominciano finalmente le lezioni di giapponese!
Vorrei ripassare un pochino con voi qualche ideogramma e qualche vocabolo, giusto per non essere colti impreparati questa sera ;-)
Proviamo a tradurre il titolo dell’evento di cui vi scriverò e la data in cui si svolgerà:

Hidetoshi Nagasawa: 木の蝶
2008 年 11月 20日 から 2009年 1月18日まで

Hidetoshi Nagasawa: Albero di farfalle

Di Hidetoshi Nagasawa vi avevo già parlato precedentemente in merito all’opera Giardino Rovesciato, recentemente installata al parco-museo della Villa Medicea La Magia a Quarrata.
Appositamente per la Galleria Marco Rossi Spirale Arte di Milano, che dal 20 novembre 2008 al 18 gennaio 2009 ospiterà una mostra personale dell’artista, Nagasawa ha realizzato una nuova scultura in marmo “Albero di farfalle”, accompagnata da una selezione di quindici opere su carta.
Si tratta di una grande stele in marmo di Carrara, alta oltre 2,30 metri e pesante oltre 700 kg che stupisce per l’apparente leggerezza e il senso di equilibrio che trasmette allo spettatore.
Walter Guadagnini nel saggio Hidetoshi Nagasawa. Alberto di farfalle sostiene che l’artista agisce da anni su forme elementari, riconoscibili per chiunque, che fanno parte dell’immaginario collettivo: la scala, la barca, l’albero, la colonna, la casa, il giardino, il nodo. Suo compito non è inventare ma mostrare a coloro che ancora desiderano stupirsi ciò che si cela oltre le apparenze.
“La scultura significa dotare un albero o una pietra di una melodia che esiste originariamente in questi materiali, dare una melodia significa dare vita alla scultura”. Così Hidetoshi Nagasawa esprime il suo pensiero nei confronti di quell’insieme di scelte, gesti e decisioni che ha come fine ultimo la realizzazione di una scultura. Nagasawa parla di “dare vita” alla scultura, perché essa è, nella visione dell’artista, già dentro le cose.
Secondo Guadagnini per ottenere questo risultato, però, è necessaria una capacità di controllo, di scelta delle forme e dei materiali, degli spazi e dei pesi, di tutto ciò che caratterizza tanto la storia della scultura quanto la figura dell’artefice, di colui che possiede una tecnica nella sua interezza, che è in grado di piegarla alle sue esigenze poiché ne conosce a fondo possibilità e limiti.
“Albero di farfalle” fa parte del ciclo delle sculture anti-gravitazionali, opere capaci di sfidare le leggi della fisica e la forza di gravità, opere con le quali l’artista rende visibili forze invisibili, opere che, come gli Haiku poetico-filosofici, mostrano estrema concisione, semplicità, essenzialità e condensazione di pensiero che stimola l’immaginazione e la mente.
L’artista ha sempre privilegiato materiali ricchi di storia nella realizzazione delle sue opere. Questo non signifi ca, necessariamente, materiali di pregio. Lo sono il marmo, l’oro, il bronzo, ma non il legno, il rame e la carta, ovvero non sono nobili in senso accademico, ma altresì ricchi di tradizione. Le opere in carta esposte nella mostra, vere e proprie sculture, non possono non evocare l’antica pratica dell’origami.
È dalla mostra pubblica del 2002 al Palazzo delle Stelline che l’artista giapponese, nato nel 1940, non espone una personale nella città di Milano, dove vive dagli anni Sessanta.
Nel corso dell’anno, a partire dal mese di luglio, Nagasawa , sarà impegnato con una serie di sei mostre nei principali Musei del Giappone: il Museum of Modern Art di Saitama e di Kawagoe, il National Museum of Art di Osaka, il Museum of Modern Art di Kamakura e di Hayama e il Nagasaki Prefectural Art Museum.

In sintesi:
Hidetoshi Nagasawa: Albero di farfalle

Galleria Marco Rossi Spirale Arte
C.so Venezia n. 29
Milano
mappa

Dal 20 Novembre 2008 al 18 Gennaio 2009

Orario:
da martedì a sabato 11.00 – 19.30

Per informazioni:
Telefono: (+39)02795483
Internet: www.marcorossispiralearte.com - www.spiraleartecontemporanea.it
Email: artecontemporanea@spiralearte.com
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia e a Walter Guadagnini per il saggio Hidetoshi Nagasawa. Alberto di farfalle.
Un saluto a tutti!

Michela

sabato 10 gennaio 2009

Appunti lezione 10/12/2008 (PDF)

Ciao a tutti,
come promesso eccovi gli ultimi appunti prima del reinizio del corso dopo le vacanze di Nasale. ^^
Teneteveli da conto perché fino al reinizio del corso non ce ne sono più... ^__^

Ottava lezione (10/12/2008)
tanti bei kanji (vecchie e nuove conoscenze) con cui divertirsi durante le feste.

appunti originali (versione scritta a mano)

appunti riscritti (versione scritta a computer)

Questo è tutto!
じゃあね。

Gianluigi

Estro e Splendore, stampe giapponesi del XIX secolo: 17/10/08-11/01/09 (evento)

Buon sabato a tutti!
Mi dispiace segnalarvi questo interessante evento soltanto a ridosso della sua conclusione; devo ancora imparare bene a gestire le date di pubblicazione delle news… ma in questo nuovo anno sono piena di buoni propositi in tal senso ;-) abbiate soltanto un po’ di pazienza…

Estro e Splendore. Stampe giapponesi del XIX secolo

Dunque, l’Università di Bologna e il Centro Studi d’Arte Estremo Oriente, dando seguito alle tre mostre dedicate all'Ukiyo-e realizzate a Bologna dal 1998 al 2003, hanno promosso l’esposizione: Estro e Splendore. Stampe giapponesi del XIX secolo, insieme al Museo Civico Archeologico di Bologna e a Nipponica. La mostra, curata da Giovanni Peternolli, Alessandro Guidi e Manuela Moscatiello, ha aperto i battenti il 17 ottobre 2008 per chiuderli l’11 gennaio 2009. Si tratta di una buona occasione per ammirare la bellezza delle stampe giapponesi provenienti dalla vasta collezione dello studioso e pittore modenese Carlo Contini, per la prima volta organizzate in modo ampio e strutturato.
La tradizione xilografica giapponese è unica al mondo, un modello insuperato nel panorama della grafica di ogni tempo e luogo. L’Ukiyo-e è un genere di stampa su blocchi di legno; introdotta dalla Cina nell’VIII secolo raggiungerà piena maturità artistica ed estetica a partire dal XVII secolo.
Le stampe Ukiyo-e hanno illustrato la trasformazione della società e della cultura nipponica, dalla crisi dell'aristocrazia feudale all'affermarsi delle classi borghesi.
Vengono ritratti gli stili di vita, le condizioni sociali, la quotidianità domestica, la vita pubblica dei mercati, dei bagni pubblici, delle arti e dei mestieri, nonché le feste, la moda, gli spettacoli teatrali, gli amori fugaci, le passioni che si sviluppano ruotando sempre intorno al teatro popolare Kabuki e ai quartieri di piacere, frequentati da ricchi mercanti, attori, letterati, artisti, editori, aristocratici, dove le cortigiane inauguravano nuove mode.
Costituite per la maggior parte da stampe realizzate con la tecnica xilografica, le prime opere ebbero una diffusione immediata alimentando un fiorente mercato di pittori, incisori, artigiani ed editori.
Non erano costose in quanto si trattava di prodotti di massa, pensati per gli abitanti della città che non potevano permettersi dei veri dipinti.
Le radici dell'Ukiyo-e possono essere ritrovate nell'urbanizzazione che ebbe luogo nel tardo XVI secolo, la quale portò allo sviluppo di una classe di commercianti e artigiani che cominciarono a scrivere e a dipingere degli ehon (絵本, libri di immagini, cioè storie illustrate) o dei romanzi. Gli Ukiyo-e vennero spesso utilizzati come illustrazioni per questi libri, ma in seguito divennero indipendenti, stampati su un foglio singolo come cartoline o poster per il teatro Kabuki.
Questa corrente artistica ha ispirato anche molti artisti occidentali come Van Gogh, Monet, Degas e Klimt.
Quelle in mostra al Museo Archeologico sono stampe (150 opere organizzate in sei sezioni) di maestri come Utagawa Kunisada, Utagawa Kuniyoshi e Utagawa Hiroshige e altri ancora della metà del XIX secolo. Nell'ultima sezione della mostra sono esposte per la prima volta in Italia stampe per l'infanzia Kodomo-e, create per divertire, istruire e far giocare i bambini.

In sintesi:
Estro e Splendore. Stampe giapponesi del XIX secolo

Museo Civico Archeologico
Via dell'Archiginnasio n. 2
Bologna

Dal 17 ottobre 2008 all’11 gennaio 2009

Orario:
da martedì a venerdì 9.00 – 15.00
sabato, domenica e festivi 10.00 – 18.30

Per informazioni:
Telefono: (+39)051381694
Internet: www.estroesplendore.com
EMail: info@estroesplendore.com

Ingresso libero
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia
A presto!

Michela

giovedì 8 gennaio 2009

Nobuyoshi Araki: 27/11/2008-12/01/2009 (evento)

Buongiorno a tutti, gli appassionati di fotografia non potranno mancare all’appuntamento con un importante artista nipponico: Nobuyoshi Araki.
A Milano, dal 27 novembre 2008 al 12 gennaio 2009 è possibile visitare una nuova mostra personale del fotografo: 16 fotografie a colori e in bianco e nero, di grande e medio formato.
Uno dei quartieri più poetici e suggestivi di Milano, zona Brera, fa da cornice a questa particolare esposizione.

Ma scopriamo insieme qualcosa in più su questo fotografo e sulla sua arte:

Nobuyoshi Araki: sensualità e sensibilità in fotografia

Nobuyoshi Araki nasce a Tokyo nel 1940. Sin da giovanissimo inizia a dedicarsi alla fotografia e i suoi primi scatti immortalano paesaggi e architetture tradizionali giapponesi. All'età di ventitré anni si diploma presso il Departement of Engineering della Chiba University. La sua materia è Fotografia e Cinema, scelta che lo porterà a essere assunto in una famosa agenzia di pubblicità: Dentsu Advertising Agency.
Araki entra dunque nel mondo dei professionisti dell'immagine e della comunicazione e fa subito notare il suo talento realizzando la sua prima mostra personale presso lo Shinijuku Station Building (Tokyo) nel 1965 e vincendo ben due importanti concorsi fotografici.
Nel 1968 conosce Yoko Aoki, sua futura moglie, figura simbolica e centrale nella sua attività artistica e nel suo percorso umano. I due si sposano nel 1971. È questo evento privato che segna l’affermarsi del suo indiscutibile talento e determina una svolta espressiva: l’artista infatti incomincia a interessarsi sempre più all’erotismo e al nudo femminile. Le donne diventano così protagoniste delle sue fotografie: nude o vestite con eleganti kimono in seta, messe in posa, in atteggiamenti provocanti e sensuali, immortalate in un giardino o per strada, sedute o coricate su letti disfatti o su tradizionali tatami. La sessualità che le vede protagoniste non è mai violenta e prevaricatrice, tutto è avvolto da un meraviglioso senso di stupore: lo stesso stupore che mostra l’occhio umano davanti all’esibizione di un corpo. Le donne immortalate nelle fotografie esibiscono il loro corpo e la loro bellezza con una naturalezza disarmante.
I suoi scatti infatti non trasmettono mai morbosità o senso di degrado, così come le sue modelle non risultano mai essere volgari. I loro volti esprimono gentilezza e i loro occhi, capaci di comunicare grande sensibilità, sono caratterizzati da un velo di tristezza e di distacco dal mondo.
È negli anni '90 che Nobuyoshi Araki diventa un autentico mito della storia della fotografia contemporanea. Innumerevoli sono le pubblicazioni che raccolgono il suo universo visionario, così come moltissime sono le mostre internazionali che lo riguardano.
Oltre a tutte le maggiori città del Giappone, le sue immagini vengono ospitate in occasione di personali e collettive in città come Arles, Chicago, Vienna, Taipei, Francoforte, Amsterdam, Sidney, San Paolo del Brasile, Parigi, Londra, Bruxelles, Zurigo e moltissime altre.
Nelle 16 fotografie esposte a Milano emergono le tematiche care all’artista: il sesso, l’amore, la femminilità, il dolore della perdita, la morte (nel 1990 viene a mancare l’amatissima moglie, questo episodio segnerà per sempre il fotografo).
Nei suoi scatti la forte suggestione erotica e una raffinata qualità estetica sono accompagnate da una lieve componente di giocosità.

In sintesi:
Nobuyoshi Araki

Galleria d’arte moderna e contemporanea Zonca & Zonca
Via Ciovasso n.4
20122 Milano

Dal 27 novembre 2008 al 12 gennaio 2009

orario:
10.00 – 13.00 / 15.30 – 19.30
Chiuso sabato e festivi

Per informazioni:
Telefono: (+39)0272003377
Fax: (+39)0272003377
Internet: www.zoncaezonca.com
Email: info@zoncaezonca.it
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia
Buona mostra a tutti!

Michela

lunedì 5 gennaio 2009

Fantasie Guerriere: 27/09/2008-06/01/2009 (evento)

Buongiorno a tutti e buon anno!

Il primo evento che vorrei segnalarvi in questo nuovo anno ci conduce in un’epoca molto lontana, il XVI secolo, in un mondo caratterizzato da rigore e disciplina, quello dei samurai.

Fantasie Guerriere

così è intitolata l’esposizione curata da Kirsten Aschengreen Piacenti (Direttrice del Museo Stibbert di Firenze), mette a confronto le armature dei samurai giapponesi dal XVI al XVIII secolo, provenienti dalla collezione del Museo Stibbert di Firenze, con gli abiti-scultura Roberto Capucci, appartenenti al Museo della Fondazione Roberto Cappucci di Firenze.
La mostra, organizzata dall’Associazione Culturale Marcovaldo in collaborazione con la Regione Piemonte, il Museo Stibbert e la Fondazione Roberto Cappucci, è stata allestita nel Filatoio di Caraglio, dove per secoli sono nati alcuni dei più pregiati filati sabaudi, e sarà visitabile fino al 6 gennaio 2009.
Sono esposti più di quaranta abiti-scultura, selezionati per epoche e per stili, ai quali si abbinano dieci armature giapponesi, quattordici elmi, una maschera da guerra, collezionati da Frederick Stibbert nella seconda metà dell’Ottocento ed esposti nel museo da lui curato, il quale nel 1906 venne lasciato alla città di Firenze.
Un filo di seta e tanta fantasia rappresentano il comune denominatore degli abiti dell’artista e delle armature dei samurai. Ciò che lega inoltre gli abiti-scultura con le armature e gli elmi giapponesi sono gli effetti cromatici e gli elementi decorativi: le stesse farfalle che danno forma ai fiocchi sugli abiti-scultura di Capucci sormontano gli elmi dei guerrieri giapponesi, così come i ricami, elegantemente dipanati sulle sete di Capucci, sono incisi sulle else (tsuba) delle spade giapponesi.
Pochi hanno saputo sfruttare come Capucci le particolari qualità della seta, quella resistenza e duttilità che gli hanno consentito di creare i suoi abiti-scultura. Finissime tracce di seta colorata tengono unite sottili lamine d’acciaio coperte da lacca colorata o dorata, due materiali delicati e pregiati che compongono le armature dei samurai, dall’aspetto così insolito e feroce. Si tratta di armature da guerra appartenute alla stirpe dei grandi guerrieri devoti ai signori feudali (daimyo) e devono la loro efficacia alla capacità di lavorazione di queste due materie da parte degli armaioli giapponesi: la lacca rende impermeabili le lamine, proteggendo così l'acciaio dall'umidità, e la seta di cui abbiamo già decantato la robustezza e la versatilità.
Due mondi favolosi che per la prima volta si trovano affiancati, testimoniando che la sensibilità artistica può superare barriere geografiche, cronologiche e persino culturali.
Le creazioni di Roberto Capucci sono state esposte altre due volte insieme ad armature europee: nel 1991 al Kunsthistorisches Museum di Vienna e nel 2002 al Prado di Madrid. In questa occasione la scelta si è orientata sul mondo guerriero giapponese che ha colpito il Maestro alla sua prima visita al Museo Stibbert. Egli stesso, infatti, ha affermato di essersi "sempre sentito attratto dalla cultura giapponese, per il rigore estetico e per i sorprendenti percorsi immaginativi".
L’evento è reso possibile grazie anche al sostegno della Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRC e al contributo della Fondazione CRT.

In sintesi:
Fantasie Guerriere: una storia di seta tra Roberto Capucci e i Samurai

Filatoio Caraglio
Via Giacomo Matteotti 40
12023 Cuneo

dal 27 settembre 2008 al 6 gennaio 2009

orario:
dal giovedì al sabato dalle ore 14.30 alle 19.00
domenica dalle ore 10.00 alle 19.00
Chiusura biglietteria alle ore 18.30

Per informazioni e prenotazioni:
Numero verde della Regione Piemonte 800329329
www.studioesseci.net
www.marcovaldo.it

Prenotazioni:
Associazione Culturale Marcovaldo
Telefono: (+39)0171610258
Email: gruppi@marcovaldo.it

Ingresso:
biglietto intero: euro 5,00
biglietto ridotto: euro 3,00

Questa esposizione testimonia come la creatività e la fantasia possano unire capolavori di provenienza così diversa!
Un ringraziamento particolare all’Associazione culturale Giappone in Italia
Buona mostra a tutti!

Michela